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Ecodesign, riciclo dei tessuti, nuove tecnologie: sono solo alcuni dei temi al centro della 12esima edizione di Moda Makers, il salone italiano della moda programmata che celebra la ripartenza post Covid con un doppio salto: a ospitare l’evento è il quartiere fieristico di Modena e non più il distretto di Carpi, il territorio simbolo della tradizione artigiana tessile della via Emilia da oltre mezzo secolo; arriva l’impegno diretto e strategico della Regione Emilia-Romagna che, dopo aver istituito lo scorso 15 giugno il tavolo regionale del sistema moda, cerca ora il confronto diretto con la filiera per mettere in campo strumenti di sostegno diretto e mirato «a salvaguardare e rilanciare tutti gli anelli della catena produttiva e valorizzare il tessile-abbigliamento su scala nazionale e internazionale quale manifattura d’eccellenza», sottolinea l’assessore regionale a Sviluppo economico e Green economy, Vincenzo Colla.
La concorrenza asiatica ha dimezzato i volumi
Spetterà proprio a Colla tirare le fila dell’incontro d’apertura, che a ModenaFiere vedrà protagonisti gli imprenditori della filiera carpigiana ed è il primo step per allargare il dibattito a tutti gli altri attori del tavolo della Moda (istituzioni locali, sindacati, università, centri di formazione e di ricerca) per capire come rispondere alle istanze di chi negli ultimi trent’anni ha dovuto fare i conti con un dimezzamento dei volumi venduti – tra concorrenza asiatica e fast fashion – ma è ancora sul mercato e ha bisogno di sostegno a breve per rimettersi in forze e di fare squadra per guardare lontano.
Tessuti jersey, esempio di flessibilità
«Serve uno sforzo corale per preservare dall’estinzione uno dei pochi territori che ancora accentra tutte le competenze di filiera, dai materiali tessili alle tintorie, dai ricamifici alle confezioni», sottolinea Federico Poletti, imprenditore di Staff Jersey, che dal 1988 si occupa a Carpi della produzione di tessuti jersey di alta qualità e che proprio in pieno Covid ha trovato la leva per recuperare il terreno perso e grazie agli investimenti pregressi in tecnologie e ricerca e alle certificazioni eco e bio e ha iniziato a vendere le sue stoffe leggerissime resistenti a tagli, microbi, liquidi, fiamme ai player del biomedicale.
Da Carpi arriva il nocciolo duro delle 34 Pmi di confezioni moda, che espongono a Modena dal 9 all’11 novembre e propongono un’alternativa sia al pronto moda low cost sia alle grandi marche: capi 100% Made in Italy di qualità a prezzi accessibili, rispettosi dell’ambiente e delle persone e che dietro hanno una rete di terzisti fondamentali anche per i pochi grandi brand rimasti nel distretto, nomi come Liu Jo, Twinset, Blumarine.
Il Carpi Fashion System
Tutti insieme compongono un sistema di 700 imprese tra tessile e abbigliamento e 4.500 addetti che dallo scorso maggio è rappresentato dal marchio registrato Carpi Fashion System, creato da Comune, Fondazione CR Carpi, associazioni di categoria (Cna, Lapam Confartigianato e Confindustria Emilia), ForModena, Camera di Commercio di Modena e Fondazione Democenter-SIPE che ha da poco acquisito anche il salone “Moda Makers”.