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Il presidente del Consiglio Mario Draghi, nella sua rapida apparizione a Bruxelles la settimana scorsa l’ha detto con estrema chiarezza: l’Italia farà di tutto perché dal pacchetto di sanzioni contro Mosca che scatterà automaticamente in caso di aggressione contro l’Ucraina venga escluso il settore energetico vista la nostra grande dipendenza dalle forniture di gas russo. Ma le aspettative del Governo italiano andranno molto probabilmente deluse.
La decisione sulle sanzioni spetterebbe, secondo le vigenti regole europee all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell. Il notevole attivismo della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen ha fatto si però che la competenza a decidere i settori sui quali applicare le sanzioni se la sia presa la Commissione lasciando a Borrell e al suo servizio estero solo il cosiddetto ”listing”, ossia l’elenco delle persone fisiche o società russe contro le quali applicare le sanzioni.
Sanzioni Ue concordate direttamente con Washington
Negli ultimi giorni sia la Von der Leyen così come il suo capo di gabinetto e uomo di fiducia, Bjoern Seibert sono stati in stretto coordinamento con gli uffici del Dipartimento di Stato Usa e con il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan per concordare i settori sui quali intervenire. Il pacchetto, nelle sue grandi linee, è stato già chiuso ma per volontà della stessa presidente della Commissione non è stato messo nero su bianco per evitare fughe di notizie che ne potrebbero compromettere l’efficacia. Si tratta solo di decidere quando farle scattare (il cosiddetto “trigger” grilletto) e con quale modalità ossia a seconda del tipo di violazione da parte dei russi.
Prime sanzioni scatteranno con dichiarazione Putin su indipendenza repubbliche
Un pacchetto più limitato di sanzioni potrebbe scattare già in tempi brevissimi nelle prossime ore nel caso in cui Putin riconoscesse l’indipendenza delle Repubbliche filorusse in Ucraina. Per essere operative le misure dovranno passare tuttavia al vaglio dei Governi degli Stati membri. Le sanzioni dovrebbero riguardare il blocco al trasferimento di tecnologie avanzate mentre per il settore finanziario sarebbe previsto il blocco degli acquisti di titoli sui mercati secondari e l’obbligo di cambiare prima in Euro tutte le transazioni tra rubli e dollari.
Per ora nessun blocco del Swift. Si rischia di alimentare sistema russo-cinese
Non dovrebbero invece scattare al momento eventuali blocchi al sistema di pagamento internazionale Swift, società di software utilizzato ormai da tutte le banche del mondo con sede proprio a Bruxelles. Si teme infatti che un blocco del Swift possa accelerare quel processo già in corso volto ad adottare un sistema di pagamenti alternativo al Swift che è allo studio in Cina e Russia con possibili ripercussioni negative anche sulle transazioni con i Paesi Occidentali.