Dobbiamo confessarlo: mai come in questi mesi di guerra in Ucraina diversi italiani hanno avuto la sgradevole presentimento di individuo considerati in mezzo a i fanalini di coda dell’Europa. Nonostante gli sforzi di Draghi – che si è particolarmente impegnato nella mediazione in mezzo a Mosca e Kiev, parecchio da alimentare le voci di un suo prossimo passaggio da Palazzo Chigi alla Nato – in molti hanno avvalorato la tesi di un’Italia in seguente piano sul fronte internazionale ancora dopo i ringraziamenti che abbiamo ricevuto, Biden compreso. Sanzioni-sì, sanzioni-no alla Russia, embargo-sì, embargo-no al petrolio di Putin, sequestri-sì, sequestri-no dei proprietà degli oligarchi: in tutti questi dibattiti il Belpaese è sembrato andare a rimorchio dei partner.
Il mea culpa di Putin